Fuoridiquinta è legata ad un autore in particolare, scomparso recentemente.
Luigi Lunari.
Abbiamo conosciuto Luigi con la prima messa in scena di "Tre sull' altalena" e poi approfondito la nostra amicizia con la rassegna che, per primi in Italia, abbiamo dedicato a lui: la "Stralunari". Abbiamo tantissimi ricordi legati al mondo del teatro ma anche ad alcuni momenti piacevoli seduti ad un tavolo a casa a Brugherio con la sua Lola o in montagna o ancora in centro a Milano.
Ci mancano le sue osservazioni pungenti e le critiche che abbiamo sempre accolto volentieri.
Per questo Luigi avrà sempre una pagina dedicata nel nostro sito, una fotografia (camuffata sul palco) in ognuna delle nostre "sue" commedie e la certezza che ogni tanto saremo sul palco con i suoi testi, ricordandolo.
Alcune brevi note su Luigi dal suo Wiki:
Nel 1960 entrò a far parte del Piccolo Teatro di Milano, incaricato di un Ufficio Studi in cui raccolse una collezione di riviste teatrali di tutto il mondo. Al Piccolo rimarrà fino al 1982, collaborando con Paolo Grassi e soprattutto, con funzioni di dramaturg, con Giorgio Strehler, per il quale tradusse vari testi di Bertolt Brecht, William Shakespeare e Anton Pavlovič Čechov.
Nella sua lunga attività diede il suo contributo alla grande trasformazione che il teatro ha vissuto nella seconda metà del Novecento, sia sul piano organizzativo e strutturale sia per quello che riguarda la teoria dello spettacolo e la scrittura drammaturgica.
Al 1961 risale Tarantella con un piede solo, rappresentata al Teatro Mercadante di Napoli con la regia di Andrea Camilleri, a inaugurazione del Teatro Stabile di quella città. La rappresentazione venne sospesa dalla polizia alla fine del primo atto per oltraggio al pudore, ma in seguito tali accuse furono ritirate.Nel 1966 scrisse su commissione una farsa ispirata a Die Hose di Carl Sternheim, che fu il suo primo cospicuo successo: interpretata da Piero Mazzarella e Tino Scotti, con la regia di Carlo Colombo, rimase in cartellone per 103 sere al teatro Odeon di Milano, con il titolo di Per un paio di mutandine (poi ribattezzata L'incidente).Nel 1967 e 1968 scrisse per il quartetto dei Gufi due spettacoli nello stile del cabaret: Non so, non ho visto, se c'ero dormivo sulla nascita e il primo ventennio della Repubblica italiana, e l'antimilitarista Non spingete, scappiamo anche noi!. Nel 1973 vide la rappresentazione al Piccolo di Milano, de I contrattempi del tenente Calley, ispirata alla strage di Mylai durante la guerra del Vietnam.[7] Nel 1980 scrisse Il senatore Fox, lontanamente ispirato al Volpone di Ben Jonson.
Nel 1982 entrò in contrasto con Strehler cui rimproverava il rifiuto di apporti registici esterni, e lasciò il Piccolo Teatro. Della sua esperienza al Piccolo rimane la vasta saggistica storica e critica dedicata ad esso e al magistero registico di Strehler.
Nel 1989 scrisse Tre sull'altalena, che approdò nel 1994 al Festival di Avignone (regia di Pierre Santini) ove colse un grande successo. Scrisse poi, tra l'altro, Il canto del cigno (2006). Nota saliente della produzione di Lunari dalla fine degli anni '80 in poi è la presenza della morte, vista non in senso negativo ma come una fraterna presenza francescana che accompagna l'uomo verso la serena accettazione della fine della vita.
Luigi Lunari.
Abbiamo conosciuto Luigi con la prima messa in scena di "Tre sull' altalena" e poi approfondito la nostra amicizia con la rassegna che, per primi in Italia, abbiamo dedicato a lui: la "Stralunari". Abbiamo tantissimi ricordi legati al mondo del teatro ma anche ad alcuni momenti piacevoli seduti ad un tavolo a casa a Brugherio con la sua Lola o in montagna o ancora in centro a Milano.
Ci mancano le sue osservazioni pungenti e le critiche che abbiamo sempre accolto volentieri.
Per questo Luigi avrà sempre una pagina dedicata nel nostro sito, una fotografia (camuffata sul palco) in ognuna delle nostre "sue" commedie e la certezza che ogni tanto saremo sul palco con i suoi testi, ricordandolo.
Alcune brevi note su Luigi dal suo Wiki:
Nel 1960 entrò a far parte del Piccolo Teatro di Milano, incaricato di un Ufficio Studi in cui raccolse una collezione di riviste teatrali di tutto il mondo. Al Piccolo rimarrà fino al 1982, collaborando con Paolo Grassi e soprattutto, con funzioni di dramaturg, con Giorgio Strehler, per il quale tradusse vari testi di Bertolt Brecht, William Shakespeare e Anton Pavlovič Čechov.
Nella sua lunga attività diede il suo contributo alla grande trasformazione che il teatro ha vissuto nella seconda metà del Novecento, sia sul piano organizzativo e strutturale sia per quello che riguarda la teoria dello spettacolo e la scrittura drammaturgica.
Al 1961 risale Tarantella con un piede solo, rappresentata al Teatro Mercadante di Napoli con la regia di Andrea Camilleri, a inaugurazione del Teatro Stabile di quella città. La rappresentazione venne sospesa dalla polizia alla fine del primo atto per oltraggio al pudore, ma in seguito tali accuse furono ritirate.Nel 1966 scrisse su commissione una farsa ispirata a Die Hose di Carl Sternheim, che fu il suo primo cospicuo successo: interpretata da Piero Mazzarella e Tino Scotti, con la regia di Carlo Colombo, rimase in cartellone per 103 sere al teatro Odeon di Milano, con il titolo di Per un paio di mutandine (poi ribattezzata L'incidente).Nel 1967 e 1968 scrisse per il quartetto dei Gufi due spettacoli nello stile del cabaret: Non so, non ho visto, se c'ero dormivo sulla nascita e il primo ventennio della Repubblica italiana, e l'antimilitarista Non spingete, scappiamo anche noi!. Nel 1973 vide la rappresentazione al Piccolo di Milano, de I contrattempi del tenente Calley, ispirata alla strage di Mylai durante la guerra del Vietnam.[7] Nel 1980 scrisse Il senatore Fox, lontanamente ispirato al Volpone di Ben Jonson.
Nel 1982 entrò in contrasto con Strehler cui rimproverava il rifiuto di apporti registici esterni, e lasciò il Piccolo Teatro. Della sua esperienza al Piccolo rimane la vasta saggistica storica e critica dedicata ad esso e al magistero registico di Strehler.
Nel 1989 scrisse Tre sull'altalena, che approdò nel 1994 al Festival di Avignone (regia di Pierre Santini) ove colse un grande successo. Scrisse poi, tra l'altro, Il canto del cigno (2006). Nota saliente della produzione di Lunari dalla fine degli anni '80 in poi è la presenza della morte, vista non in senso negativo ma come una fraterna presenza francescana che accompagna l'uomo verso la serena accettazione della fine della vita.